«Il suo spirito faceva pensare a quelle piante di montagna che possono espandersi solo ai margini dei crepacci, sull'orlo degli abissi. Era un'ipersensibile, dalla dolce angoscia creativa, ma insieme una donna dal carattere forte e con una bella intelligenza filosofica; fu forse preda innocente di una paranoica censura paterna su vita e poesie. Senza dubbio fu in crisi con il chiuso ambiente religioso familiare. La terra lombarda amatissima, la natura di piante e fiumi la consolava certo più dei suoi simili»: così Maria Corti, che la conobbe all'università, ricorda Antonia Pozzi, nella cui poesia, come in quella di Emily Dickinson, dietro la levità dello stile si celano abissi filosofici. Nella sua breve vita, Antonia Pozzi ha camminato sul sottile discrimine fra la tenebra che sempre minacciava di inghiottirla e la luce della razionalità, della coscienza e dell'amore. Con la consapevolezza che il filo del rasoio era rappresentato proprio dalla poesia. In questo volume il suo corpus poetico – quelle che la poetessa definisce «povere parole, asciutte e dure come i sassi e come gli ulivi; oppure vestite di veli bianchi strappati» – è accompagnato da una ricca scelta di lettere e di scritti diaristici e saggistici; ombre e luci, vette e abissi della sua tormentata esistenza sono rivissuti nell'ampio racconto biografico "In riva alla vita". Antonia Pozzi ne scaturisce come un luminoso punto di riferimento per quanti credono che la poesia sia speranza per il mondo, in grado di accendere le passioni dei giovani.
«Il suo spirito faceva pensare a quelle piante di montagna che possono espandersi solo ai margini dei crepacci, sull'orlo degli abissi. Era un'ipersensibile, dalla dolce angoscia creativa, ma insieme una donna dal carattere forte e con una bella intelligenza filosofica; fu forse preda innocente di una paranoica censura paterna su vita e poesie. Senza dubbio fu in crisi con il chiuso ambiente religioso familiare. La terra lombarda amatissima, la natura di piante e fiumi la consolava certo più dei suoi simili»: così Maria Corti, che la conobbe all'università, ricorda Antonia Pozzi, nella cui poesia, come in quella di Emily Dickinson, dietro la levità dello stile si celano abissi filosofici. Nella sua breve vita, Antonia Pozzi ha camminato sul sottile discrimine fra la tenebra che sempre minacciava di inghiottirla e la luce della razionalità, della coscienza e dell'amore. Con la consapevolezza che il filo del rasoio era rappresentato proprio dalla poesia. In questo volume il suo corpus poetico – quelle che la poetessa definisce «povere parole, asciutte e dure come i sassi e come gli ulivi; oppure vestite di veli bianchi strappati» – è accompagnato da una ricca scelta di lettere e di scritti diaristici e saggistici; ombre e luci, vette e abissi della sua tormentata esistenza sono rivissuti nell'ampio racconto biografico "In riva alla vita". Antonia Pozzi ne scaturisce come un luminoso punto di riferimento per quanti credono che la poesia sia speranza per il mondo, in grado di accendere le passioni dei giovani.