Le carceri di Giovanni Battista Piranesi sono “una delle opere più segrete che ci abbia lasciato in eredità un uomo del XVIII secolo”, nella quale viene rivoluzionata la canonica rappresentazione della prigione. Le incisioni che l’artista realizzò tra il 1745 e il 1760 hanno la peculiarità del sogno: gli inganni prospettici, le architetture monumentali, la ripetizione infinita di spazi e scalini richiamano alla mente una prigione psicologica ancor prima che fisica. L’allucinante moltiplicazione di ambienti simili raffigura quella “perdita del centro” che segna una frattura capitale nella storia del pensiero e dell’arte, ed esprime l’angoscia di una concezione dell’esistenza come eterno inarrestabile ritorno del dolore e del male. Piranesi in questo modo si a accia sull’abisso di quel caos che via via diventerà appannaggio del mondo moderno.
Le carceri di Giovanni Battista Piranesi sono “una delle opere più segrete che ci abbia lasciato in eredità un uomo del XVIII secolo”, nella quale viene rivoluzionata la canonica rappresentazione della prigione. Le incisioni che l’artista realizzò tra il 1745 e il 1760 hanno la peculiarità del sogno: gli inganni prospettici, le architetture monumentali, la ripetizione infinita di spazi e scalini richiamano alla mente una prigione psicologica ancor prima che fisica. L’allucinante moltiplicazione di ambienti simili raffigura quella “perdita del centro” che segna una frattura capitale nella storia del pensiero e dell’arte, ed esprime l’angoscia di una concezione dell’esistenza come eterno inarrestabile ritorno del dolore e del male. Piranesi in questo modo si a accia sull’abisso di quel caos che via via diventerà appannaggio del mondo moderno.