«Il Fanciullo De Signoribus. C'è ancora un “poeta fanciullo” nella nostra letteratura ed è Eugenio De Signoribus, che come poeta già si era implicitamente, e anche esplicitamente, annunziato anche in quel bel libro a tratti anche straziante, che resta Principio del giorno . Nei suoi versi, infatti, De Signoribus elegge spesso a propri temi e occasioni il punto di vista emotivo di quella condizione di inermità di chi subisca la violenza, comunque “suggerita”, del mondo “adulto”, nelle sue più o meno silenziose e suggerite violenze e anche nei suoi propri conflitti. Ma, a smentire ogni sospetto di “escapism” ecco ora dalla mitezza, in verità solo apparente, dell’appartato poeta di Cupramarittima quella che lui stesso definisce una “memoria o forse meglio memorietta… dedicata a quei popoli inermi e spaventati che si ritrovano asubire le devastanti guerre delle cosiddette superpotenze”. La sottile plaquette, illustrata da un bel saggio di Andrea Cavalletti che non a caso s’intitola “Musichetta politica”, prende occasione da quell’evento ancora recente, e tuttavia già consegnato agli atti che è stata la guerra dell’Afghanistan, ed è concepita nella forma di agili sestine mimanti filastrocche infantili e un’aria da girotondi: “Tutti dentro gli assassini / gli assassini tutti fuori / una tavola di legge / li separa nei valori… / quando calano le bombe / portan giù manna e clamori”. Ed anche: “ora tremano i bambini / con i vecchi nelle soste / or vanno nella notte / sui carretti a somarelli / ora a piedi e cenciarelli / verso un luogo di frontiera”. Ma chi se la ricorda più la guerra dell’Afganistan?» – Giovanni Giudici
«Il Fanciullo De Signoribus. C'è ancora un “poeta fanciullo” nella nostra letteratura ed è Eugenio De Signoribus, che come poeta già si era implicitamente, e anche esplicitamente, annunziato anche in quel bel libro a tratti anche straziante, che resta Principio del giorno . Nei suoi versi, infatti, De Signoribus elegge spesso a propri temi e occasioni il punto di vista emotivo di quella condizione di inermità di chi subisca la violenza, comunque “suggerita”, del mondo “adulto”, nelle sue più o meno silenziose e suggerite violenze e anche nei suoi propri conflitti. Ma, a smentire ogni sospetto di “escapism” ecco ora dalla mitezza, in verità solo apparente, dell’appartato poeta di Cupramarittima quella che lui stesso definisce una “memoria o forse meglio memorietta… dedicata a quei popoli inermi e spaventati che si ritrovano asubire le devastanti guerre delle cosiddette superpotenze”. La sottile plaquette, illustrata da un bel saggio di Andrea Cavalletti che non a caso s’intitola “Musichetta politica”, prende occasione da quell’evento ancora recente, e tuttavia già consegnato agli atti che è stata la guerra dell’Afghanistan, ed è concepita nella forma di agili sestine mimanti filastrocche infantili e un’aria da girotondi: “Tutti dentro gli assassini / gli assassini tutti fuori / una tavola di legge / li separa nei valori… / quando calano le bombe / portan giù manna e clamori”. Ed anche: “ora tremano i bambini / con i vecchi nelle soste / or vanno nella notte / sui carretti a somarelli / ora a piedi e cenciarelli / verso un luogo di frontiera”. Ma chi se la ricorda più la guerra dell’Afganistan?» – Giovanni Giudici