La fonte principale della vita di Cellini è la Vita scritta da Cellini stesso. La Vita di Cellini è un manoscritto della Biblioteca Laurenziana di Firenze e ha una curiosa storia. Cellini era convinto, e lo dice chiaramente nel primo paragrafo, che “tutti gli uomini di ogni sorte, che hanno fatto qualche cosa che sia virtuosa, o sì veramente che le virtù somigli, doverieno, essendo veritieri e da bene, di lor propia mano descrivere la loro vita”. Di mezza età avanzata – a cinquantasei anni – Cellini affrontò questa impresa. Nel primo foglio scrisse di proprio pugno il sonetto che comincia “Questa mia vita travagliata io scrivo”, e di seguito aggiunse una nota spiegando come avesse iniziato a scrivere il libro di propria mano, ma, considerando che avrebbe perso troppo tempo, avesse poi assunto un quattordicenne malaticcio, figlio di Michele di Goro di Pieve a Groppina in Valdarno, affinché per contratto lo scrivesse per lui.
La fonte principale della vita di Cellini è la Vita scritta da Cellini stesso. La Vita di Cellini è un manoscritto della Biblioteca Laurenziana di Firenze e ha una curiosa storia. Cellini era convinto, e lo dice chiaramente nel primo paragrafo, che “tutti gli uomini di ogni sorte, che hanno fatto qualche cosa che sia virtuosa, o sì veramente che le virtù somigli, doverieno, essendo veritieri e da bene, di lor propia mano descrivere la loro vita”. Di mezza età avanzata – a cinquantasei anni – Cellini affrontò questa impresa. Nel primo foglio scrisse di proprio pugno il sonetto che comincia “Questa mia vita travagliata io scrivo”, e di seguito aggiunse una nota spiegando come avesse iniziato a scrivere il libro di propria mano, ma, considerando che avrebbe perso troppo tempo, avesse poi assunto un quattordicenne malaticcio, figlio di Michele di Goro di Pieve a Groppina in Valdarno, affinché per contratto lo scrivesse per lui.