Van Dyck, nato in seno a una ricca famiglia di commercianti di Anversa, ebbe fin dalla giovinezza tutti i privilegi di una condizione sociale molto favorevole: mentre Rubens appena quattordicenne doveva guadagnarsi il pane facendo il paggio di una contessa, nel giovane van Dyck la consapevolezza di un’origine fortunata si accompagnava a un precoce, geniale impulso a essere indipendente. A quattordici anni dipingeva i suoi primi ritratti, a sedici aprì una bottega sua, a diciotto si presentò in tribunale in nome dei suoi fratelli a rivendicare un’eredità di cui il tutore lo aveva defraudato. L’aristocratica consapevolezza di sé e del proprio valore spinse il giovane pittore, subito dopo la rapida conclusione degli studi, a volgersi alla ritrattistica cortese: qui egli scopriva un mondo che riteneva adeguato alle proprie ispirazioni e che considerava come suo proprio elemento vitale. La ritrattistica vandyckiana nacque in Italia, a Genova: quando il giovane artista conobbe la capitale ligure, gli si aprì davanti agli occhi un mondo sensibilissimo al ritratto cortese, in tutte le sue variazioni: i mercanti genovesi giunti da secoli a uno stato considerevole di ricchezza grazie ai lunghi viaggi marittimi e a una vasta rete di rapporti commerciali, spesso dotati di un titolo nobiliare di cui li aveva insigniti l’imperatore oppure comunque in possesso di un’ottima posizione sociale nell’ambito delle famiglie cittadine, avevano un tenore di vita paragonabile a quello delle corti.
Van Dyck, nato in seno a una ricca famiglia di commercianti di Anversa, ebbe fin dalla giovinezza tutti i privilegi di una condizione sociale molto favorevole: mentre Rubens appena quattordicenne doveva guadagnarsi il pane facendo il paggio di una contessa, nel giovane van Dyck la consapevolezza di un’origine fortunata si accompagnava a un precoce, geniale impulso a essere indipendente. A quattordici anni dipingeva i suoi primi ritratti, a sedici aprì una bottega sua, a diciotto si presentò in tribunale in nome dei suoi fratelli a rivendicare un’eredità di cui il tutore lo aveva defraudato. L’aristocratica consapevolezza di sé e del proprio valore spinse il giovane pittore, subito dopo la rapida conclusione degli studi, a volgersi alla ritrattistica cortese: qui egli scopriva un mondo che riteneva adeguato alle proprie ispirazioni e che considerava come suo proprio elemento vitale. La ritrattistica vandyckiana nacque in Italia, a Genova: quando il giovane artista conobbe la capitale ligure, gli si aprì davanti agli occhi un mondo sensibilissimo al ritratto cortese, in tutte le sue variazioni: i mercanti genovesi giunti da secoli a uno stato considerevole di ricchezza grazie ai lunghi viaggi marittimi e a una vasta rete di rapporti commerciali, spesso dotati di un titolo nobiliare di cui li aveva insigniti l’imperatore oppure comunque in possesso di un’ottima posizione sociale nell’ambito delle famiglie cittadine, avevano un tenore di vita paragonabile a quello delle corti.