Via delle Oche, a Bologna, è una strada rinomata. Prima della Legge Merlin, vi erano le case chiuse. Tra mercoledì 14 aprile 1948 e giovedì 15 luglio 1948 un'inchiesta di polizia si svolge, che muove da un delitto in un casino, cui seguono alcuni omicidi disparati e apparentemente indipendenti. Il commissario De Luca lavora per forzarne l'apparente autonomia e ridurli a un unico disegno. Alberto Savinio aveva decretato l'assurdità, per ragioni d'ambiente, di un «giallo» italiano. Varie prove hanno dimostrato incauta quella profezia. Tra queste prove hanno un posto importante le inchieste di De Luca: un commissario, si direbbe, alla Ingravallo del Pasticciaccio brutto. Investiga - e a questo deve il suo successo e la sua italianità - per una specie di intuito storicistico; conosce, per condivisione, il grumo profondo, il ritmo, la legge, in cui la cronaca italiana - criminale, in questo caso - germoglia dalla storia d'Italia. E coglie la verità del delitto nell'attimo in cui la ragione dello stato e della storia viene ad inghiottirla. E in quell'attimo, come per un ultimo guizzo, quella verità appare piena e chiara. Sempre più profonda, più triste e inaspettata di quanto apparisse a lui, e al lettore.
Via delle Oche, a Bologna, è una strada rinomata. Prima della Legge Merlin, vi erano le case chiuse. Tra mercoledì 14 aprile 1948 e giovedì 15 luglio 1948 un'inchiesta di polizia si svolge, che muove da un delitto in un casino, cui seguono alcuni omicidi disparati e apparentemente indipendenti. Il commissario De Luca lavora per forzarne l'apparente autonomia e ridurli a un unico disegno. Alberto Savinio aveva decretato l'assurdità, per ragioni d'ambiente, di un «giallo» italiano. Varie prove hanno dimostrato incauta quella profezia. Tra queste prove hanno un posto importante le inchieste di De Luca: un commissario, si direbbe, alla Ingravallo del Pasticciaccio brutto. Investiga - e a questo deve il suo successo e la sua italianità - per una specie di intuito storicistico; conosce, per condivisione, il grumo profondo, il ritmo, la legge, in cui la cronaca italiana - criminale, in questo caso - germoglia dalla storia d'Italia. E coglie la verità del delitto nell'attimo in cui la ragione dello stato e della storia viene ad inghiottirla. E in quell'attimo, come per un ultimo guizzo, quella verità appare piena e chiara. Sempre più profonda, più triste e inaspettata di quanto apparisse a lui, e al lettore.