Per un certo periodo – per gran parte degli anni ’80 e nei primi anni ’90 – sembrò che, almeno in Italia, gli studiosi avessero perso interesse nel fascismo. Ma con i cambiamenti internazionali del 1989, e con i riflessi di essi sulla vita interna italiana, apparve l’esigenza di ripensare la storia della Repubblica. La politica dovette misurarsi con il passato – con il ventennio, con la figura di Mussolini, con la RSI e con la Resistenza al nazifascismo –, e si trovò nella necessità di riflettere di nuovo su che cosa avessero significato per l’Italia quegli anni: un’eredità che, a differenza di quanto avvenuto in Germania nel dopoguerra, si era stati portati a dimenticare con molta facilità. Nella discussione che si è aperta, a volte molto aspra, si è oscillato fra un passato che non passa e un passato che sembra non presentare alcun problema di coscienza. A differenza di altri paesi, dove la storia è stata utilizzata come collante unificatore, in Italia essa ha pertanto rappresentato un’eredità che ha diviso il paese e gli italiani.
I saggi qui presentati non parlano esclusivamente del fascismo, ma tutti hanno in comune quesiti riguardanti l’affermazione del regime e la gestione del potere durante il ventennio. All’interno di un’analisi comparata con le vicende del nazismo, vengono affrontati i temi del sorgere del fascismo, dell’atteggiamento della classe operaia e del ruolo delle donne. In altri saggi il fascismo viene analizzato all’interno del processo di trasformazione della società e dell’economia , trasformazione che non impedisce, però, la persistenza di molti fattori di continuità col passato. Viene individuato qui un aspetto peculiare della storia dell’Italia unita – la notevole coesistenza fra fattori di continuità con la tradizione e fattori di rottura, fra una sorprendente stabilità, quasi immobilità, da una parte, e, dall’altra, forti momenti di trasformazione e di cesura che hanno lasciato poco spazio ad un riformismo gradualista. Emerge un quadro ricco di elementi di contrasto, quasi di paradosso, tra la continuità della vita quotidiana e avvenimenti di portata mondiale , che si traduce nella separazione costante fra il pubblico e il privato; separazione che, per altri versi, è la stessa che esiste fra il locale e il nazionale, fra la famiglia e la società: tutti aspetti singolari della storia dell’Italia unita.
Language
Italian
Pages
272
Format
Paperback
Publisher
Bulzoni Editore
Release
April 01, 2002
ISBN
8883196988
ISBN 13
9788883196980
Riformismo e fascismo. L'Italia fra il 1900 e il 1940
Per un certo periodo – per gran parte degli anni ’80 e nei primi anni ’90 – sembrò che, almeno in Italia, gli studiosi avessero perso interesse nel fascismo. Ma con i cambiamenti internazionali del 1989, e con i riflessi di essi sulla vita interna italiana, apparve l’esigenza di ripensare la storia della Repubblica. La politica dovette misurarsi con il passato – con il ventennio, con la figura di Mussolini, con la RSI e con la Resistenza al nazifascismo –, e si trovò nella necessità di riflettere di nuovo su che cosa avessero significato per l’Italia quegli anni: un’eredità che, a differenza di quanto avvenuto in Germania nel dopoguerra, si era stati portati a dimenticare con molta facilità. Nella discussione che si è aperta, a volte molto aspra, si è oscillato fra un passato che non passa e un passato che sembra non presentare alcun problema di coscienza. A differenza di altri paesi, dove la storia è stata utilizzata come collante unificatore, in Italia essa ha pertanto rappresentato un’eredità che ha diviso il paese e gli italiani.
I saggi qui presentati non parlano esclusivamente del fascismo, ma tutti hanno in comune quesiti riguardanti l’affermazione del regime e la gestione del potere durante il ventennio. All’interno di un’analisi comparata con le vicende del nazismo, vengono affrontati i temi del sorgere del fascismo, dell’atteggiamento della classe operaia e del ruolo delle donne. In altri saggi il fascismo viene analizzato all’interno del processo di trasformazione della società e dell’economia , trasformazione che non impedisce, però, la persistenza di molti fattori di continuità col passato. Viene individuato qui un aspetto peculiare della storia dell’Italia unita – la notevole coesistenza fra fattori di continuità con la tradizione e fattori di rottura, fra una sorprendente stabilità, quasi immobilità, da una parte, e, dall’altra, forti momenti di trasformazione e di cesura che hanno lasciato poco spazio ad un riformismo gradualista. Emerge un quadro ricco di elementi di contrasto, quasi di paradosso, tra la continuità della vita quotidiana e avvenimenti di portata mondiale , che si traduce nella separazione costante fra il pubblico e il privato; separazione che, per altri versi, è la stessa che esiste fra il locale e il nazionale, fra la famiglia e la società: tutti aspetti singolari della storia dell’Italia unita.