Tra le cose che più ci mancano di Alessandro Leogrande, scomparso improvvisamente nel novembre del 2017, non c’è solo il suo impegno di scrittore e militante in difesa degli ultimi e di quelle che Gramsci
chiamava le “classi subalterne”, in particolare degli immigrati. C’è anche un acutissimo sguardo di analista politico, in tempi sempre più complicati e più sciocchi, quelli berlusconiani e post-berlusconiani, che ci siamo trovati a vivere.
In questi scritti – editoriali, interventi e polemiche apparsi sulla rivista Lo straniero tra il 1998 e il 2017 – si affrontano vent’anni di vita politica italiana. I testi di Alessandro Leogrande hanno una caratteristica
difficile da trovare in altri opinionisti e saggisti: la ricerca di una risposta razionale e attiva alla profusione dei discorsi del potere e alla passività della sinistra.
Tra le cose che più ci mancano di Alessandro Leogrande, scomparso improvvisamente nel novembre del 2017, non c’è solo il suo impegno di scrittore e militante in difesa degli ultimi e di quelle che Gramsci
chiamava le “classi subalterne”, in particolare degli immigrati. C’è anche un acutissimo sguardo di analista politico, in tempi sempre più complicati e più sciocchi, quelli berlusconiani e post-berlusconiani, che ci siamo trovati a vivere.
In questi scritti – editoriali, interventi e polemiche apparsi sulla rivista Lo straniero tra il 1998 e il 2017 – si affrontano vent’anni di vita politica italiana. I testi di Alessandro Leogrande hanno una caratteristica
difficile da trovare in altri opinionisti e saggisti: la ricerca di una risposta razionale e attiva alla profusione dei discorsi del potere e alla passività della sinistra.