«Sull'incontro delle potenze dell'Asse con i movimenti di resistenza africani e asiatici oggi possiamo finalmente disporre di una precisa ricostruzione, che colma gravi lacune e ci offre non poche sorprese».
Pochi studiosi hanno affrontato la storia dei rapporti che, dopo la Prima Guerra Mondiale, si instaurarono fra i governi di Italia e Germania e alcuni esponenti dei movimenti di liberazione arabi e islamici del Terzo Mondo, in particolare quelli dell'Africa settentrionale e del Medio Oriente. In questo libro, dopo un lungo lavoro di ricerca negli archivi di numerosi Paesi, si delinea un quadro inedito delle tappe della politica di collaborazione che si sviluppò tra le potenze dell'Asse e i principali interlocutori del nazionalismo arabo con particolare attenzione alla Palestina e all'Iraq.
Un poderoso saggio storico che ricostruisce, a partire dal 1919, le relazioni che intercorsero tra il fascismo delle origini e quello del regime e i più rappresentativi esponenti del nazionalismo arabo, le affinità ideologiche del fascismo con l’Islam e la contraddittoria politica araba dell’Italia che, all’epoca, si proponeva come ponte tra Oriente e Occidente ma con un occhio ai rapporti con la Gran Bretagna. Vengono poi indagati i rapporti tra nazionalsocialismo e i movimenti di liberazione arabo-islamici, la politica araba di Hitler e dei nazisti. Le tappe della politica di collaborazione che si sviluppò dal 1936 fino al 1945 tra le potenze dell’Asse e i movimenti di liberazione nazionale del mondo arabo islamico , gli sforzi dei leader arabi per ottenere il riconoscimento ufficiale della loro causa da parte di Roma e Berlino.
Nella prima parte del volume, «Il fascismo, il nazionalsocialismo e la decolonizzazione», viene analizzato il periodo tra la metà degli anni Trenta e il 1945, mettendo in risalto affinità ideologiche e contraddizioni della politica di Mussolini e Hitler nei confronti degli arabi e dell'Islâm, che si schierarono a fianco di Roma e Berlino con l'obiettivo di avere aiuti e appoggi nella lotta contro le potenze coloniali di Francia e Gran Bretagna.
Infine, nella seconda parte, La spada dell’Islam, è dettagliatamente ricostruita la storia dei corpi militari che i tedeschi riuscirono a costituire con volontari musulmani. È la storia delle unità arabe della Wehrmacht, delle tre divisioni SS costituite con volontari musulmani europei della Bosnia Herzegovina e dell’Albania, delle tante unità della Wehrmacht e della Waffen SS cui dettero vita i volontari originari delle repubbliche musulmane dell’Urss: tartari, uzbeki, turcomanni, tagiki, azeri, calmucchi, khirghisi; fino alle simboliche Frecce Rosse, i volontari arabi che l’esercito italiano, sotto gli auspici del Gram Mufti, tentò di organizzare poco prima della caduta del fascismo.
«Sull'incontro delle potenze dell'Asse con i movimenti di resistenza africani e asiatici oggi possiamo finalmente disporre di una precisa ricostruzione, che colma gravi lacune e ci offre non poche sorprese».
Pochi studiosi hanno affrontato la storia dei rapporti che, dopo la Prima Guerra Mondiale, si instaurarono fra i governi di Italia e Germania e alcuni esponenti dei movimenti di liberazione arabi e islamici del Terzo Mondo, in particolare quelli dell'Africa settentrionale e del Medio Oriente. In questo libro, dopo un lungo lavoro di ricerca negli archivi di numerosi Paesi, si delinea un quadro inedito delle tappe della politica di collaborazione che si sviluppò tra le potenze dell'Asse e i principali interlocutori del nazionalismo arabo con particolare attenzione alla Palestina e all'Iraq.
Un poderoso saggio storico che ricostruisce, a partire dal 1919, le relazioni che intercorsero tra il fascismo delle origini e quello del regime e i più rappresentativi esponenti del nazionalismo arabo, le affinità ideologiche del fascismo con l’Islam e la contraddittoria politica araba dell’Italia che, all’epoca, si proponeva come ponte tra Oriente e Occidente ma con un occhio ai rapporti con la Gran Bretagna. Vengono poi indagati i rapporti tra nazionalsocialismo e i movimenti di liberazione arabo-islamici, la politica araba di Hitler e dei nazisti. Le tappe della politica di collaborazione che si sviluppò dal 1936 fino al 1945 tra le potenze dell’Asse e i movimenti di liberazione nazionale del mondo arabo islamico , gli sforzi dei leader arabi per ottenere il riconoscimento ufficiale della loro causa da parte di Roma e Berlino.
Nella prima parte del volume, «Il fascismo, il nazionalsocialismo e la decolonizzazione», viene analizzato il periodo tra la metà degli anni Trenta e il 1945, mettendo in risalto affinità ideologiche e contraddizioni della politica di Mussolini e Hitler nei confronti degli arabi e dell'Islâm, che si schierarono a fianco di Roma e Berlino con l'obiettivo di avere aiuti e appoggi nella lotta contro le potenze coloniali di Francia e Gran Bretagna.
Infine, nella seconda parte, La spada dell’Islam, è dettagliatamente ricostruita la storia dei corpi militari che i tedeschi riuscirono a costituire con volontari musulmani. È la storia delle unità arabe della Wehrmacht, delle tre divisioni SS costituite con volontari musulmani europei della Bosnia Herzegovina e dell’Albania, delle tante unità della Wehrmacht e della Waffen SS cui dettero vita i volontari originari delle repubbliche musulmane dell’Urss: tartari, uzbeki, turcomanni, tagiki, azeri, calmucchi, khirghisi; fino alle simboliche Frecce Rosse, i volontari arabi che l’esercito italiano, sotto gli auspici del Gram Mufti, tentò di organizzare poco prima della caduta del fascismo.