Ricorre il cinquantennale dello sbarco sulla Luna e Robot ripropone un articolo del suo fondatore Vittorio Curtoni, corredato dai commenti di alcuni “grandi” della fantascienza. Cosa è cambiato da allora? La Terra che gli astronauti contemplavano dalla superficie lunare in una prospettiva totalmente nuova è migliore o peggiore? Forse la risposta, almeno per chi scrive fs, dipende dal grado di ottimismo di cui si è capaci. Così, pur senza ignorare i tanti problemi ancora irrisolti, per Paolo Aresi ciò che conta è l’anelito dell’uomo a osare, a raggiungere frontiere sempre nuove. Decisamente pessimista è l’approccio della talentuosa Brooke Bolander, con la sua visione di un pianeta reso inabitabile senza nemmeno la possibilità di emigrare . Un mondo dove gli interessi economici hanno più valore delle vite umane, come nel racconto di Francesca Caldiani; dove la segregazione razziale è cosa dell’altro ieri, come ci ricorda, pur con tono lieve, Phenderson Djèlí Clark; un mondo in cui persino i rapporti familiari sono impossibili, tanto che andarsene rimane l’unica strada, come ci narra Alain Voudì. Un mondo dove continuare a fare ciò in cui si crede quando tutto ti crolla addosso è forse l’unica soluzione, come in Fine turno di Ernesto Setti.
Ricorre il cinquantennale dello sbarco sulla Luna e Robot ripropone un articolo del suo fondatore Vittorio Curtoni, corredato dai commenti di alcuni “grandi” della fantascienza. Cosa è cambiato da allora? La Terra che gli astronauti contemplavano dalla superficie lunare in una prospettiva totalmente nuova è migliore o peggiore? Forse la risposta, almeno per chi scrive fs, dipende dal grado di ottimismo di cui si è capaci. Così, pur senza ignorare i tanti problemi ancora irrisolti, per Paolo Aresi ciò che conta è l’anelito dell’uomo a osare, a raggiungere frontiere sempre nuove. Decisamente pessimista è l’approccio della talentuosa Brooke Bolander, con la sua visione di un pianeta reso inabitabile senza nemmeno la possibilità di emigrare . Un mondo dove gli interessi economici hanno più valore delle vite umane, come nel racconto di Francesca Caldiani; dove la segregazione razziale è cosa dell’altro ieri, come ci ricorda, pur con tono lieve, Phenderson Djèlí Clark; un mondo in cui persino i rapporti familiari sono impossibili, tanto che andarsene rimane l’unica strada, come ci narra Alain Voudì. Un mondo dove continuare a fare ciò in cui si crede quando tutto ti crolla addosso è forse l’unica soluzione, come in Fine turno di Ernesto Setti.