«Ci sono delle cose che non si possono dire. Ci sono dei momenti in cui il mondo, di fronte alle nostre interpretazioni, ci dice No. Questo NO è la cosa più vicina che si possa trovare, prima di ogni Filosofia Prima o Teologia, alla idea di Dio o di Legge. Certamente è un Dio che si presenta come pura Negatività, puro Limite, pura interdizione». Così scrive Umberto Eco nel saggio – intitolato appunto Ci sono delle cose che non si possono dire – con cui si apre il focus sul New Realism – un saggio destinato ad alimentare il dibattito, in corso da mesi da una parte e dall’altra dell’Atlantico, sulla fine del postmoderno. Ma le pagine sul New Realism non sono le uniche, di questo nuovo numero di «alfabeta2», sulle quali si discuterà: il reportage di Dimitri Deliolianes dalla Grecia anno zero, l’articolo di Omeya Seddik sulla Vandea che è in noi , il bilancio appassionato e lucido di Lucia Tozzi sui Beni comuni un anno dopo, il nucleo di riflessioni sul Populismo sono alcuni esempi di quell’«intervento politico e culturale» che costituisce la ragion d’essere della rivista.
L’artista che con le sue opere illustra le pagine del numero 17 di «alfabeta2» è Jan Fabre.
Il supplemento alfalibri si apre con un doppio sguardo sulle Armi della critica di Alberto Asor Rosa. E ancora, tra i materiali dell’inserto: una intervista a Gianni Celati sulla sua traduzione prossima ventura dell’Ulisse di Joyce, un intenso «non-reportage» di Andrea Bajani dalla Romania , Monica Farnetti su Virginia Woolf, Rossana Campo su Jennifer Egan. Il fotografo del mese è Fabrizio Garghetti.
«Ci sono delle cose che non si possono dire. Ci sono dei momenti in cui il mondo, di fronte alle nostre interpretazioni, ci dice No. Questo NO è la cosa più vicina che si possa trovare, prima di ogni Filosofia Prima o Teologia, alla idea di Dio o di Legge. Certamente è un Dio che si presenta come pura Negatività, puro Limite, pura interdizione». Così scrive Umberto Eco nel saggio – intitolato appunto Ci sono delle cose che non si possono dire – con cui si apre il focus sul New Realism – un saggio destinato ad alimentare il dibattito, in corso da mesi da una parte e dall’altra dell’Atlantico, sulla fine del postmoderno. Ma le pagine sul New Realism non sono le uniche, di questo nuovo numero di «alfabeta2», sulle quali si discuterà: il reportage di Dimitri Deliolianes dalla Grecia anno zero, l’articolo di Omeya Seddik sulla Vandea che è in noi , il bilancio appassionato e lucido di Lucia Tozzi sui Beni comuni un anno dopo, il nucleo di riflessioni sul Populismo sono alcuni esempi di quell’«intervento politico e culturale» che costituisce la ragion d’essere della rivista.
L’artista che con le sue opere illustra le pagine del numero 17 di «alfabeta2» è Jan Fabre.
Il supplemento alfalibri si apre con un doppio sguardo sulle Armi della critica di Alberto Asor Rosa. E ancora, tra i materiali dell’inserto: una intervista a Gianni Celati sulla sua traduzione prossima ventura dell’Ulisse di Joyce, un intenso «non-reportage» di Andrea Bajani dalla Romania , Monica Farnetti su Virginia Woolf, Rossana Campo su Jennifer Egan. Il fotografo del mese è Fabrizio Garghetti.