Le femministe entrano in contatto con la creatività come riacquisizione del sé e come ribellione alle forme alienanti finora proposte. Fra i due poli, della creatività e della rivolta, l'antologia si muove, mostrando come la donna abbia ucciso un genere di poesia immobile e senza storia, dove la «poetessa» si identificava in una dimensione prettamente maschile, o nel femminile inautentico. La donna ormai rigetta se stessa come risultato di un'alterazione culturale, prende coscienza della tragedia dell'io sottratto, rifiuta la parola alienata e mistificante del Padre, e il rifugio del consueto, si riappropriarsi del proprio corpo, soppresso in tempi arcaici per rigettare l'io femminile in toto, in un mondo dove esistevano solo figlie senza madri e madri senza figlie. Dalla fine della vergogna e dal rifiuto - anche violento - del modello, può nascere la possibilità di un cambiamento e di una rivoluzione che non siano solo emancipazionismo.
Le femministe entrano in contatto con la creatività come riacquisizione del sé e come ribellione alle forme alienanti finora proposte. Fra i due poli, della creatività e della rivolta, l'antologia si muove, mostrando come la donna abbia ucciso un genere di poesia immobile e senza storia, dove la «poetessa» si identificava in una dimensione prettamente maschile, o nel femminile inautentico. La donna ormai rigetta se stessa come risultato di un'alterazione culturale, prende coscienza della tragedia dell'io sottratto, rifiuta la parola alienata e mistificante del Padre, e il rifugio del consueto, si riappropriarsi del proprio corpo, soppresso in tempi arcaici per rigettare l'io femminile in toto, in un mondo dove esistevano solo figlie senza madri e madri senza figlie. Dalla fine della vergogna e dal rifiuto - anche violento - del modello, può nascere la possibilità di un cambiamento e di una rivoluzione che non siano solo emancipazionismo.