«La differenza sta nel cuore di chi ascolta. Se dimenticasse che vive alla fine del mondo l'uccello canterebbe come cantava nel palazzo del tempo passato»: questi versi di Po Chu, scelti dall'autrice a epigrafe di uno dei capitoli più belli del libro, esprimono con limpida chiarezza il dono più genuino della scrittura di Freya Stark, che della memoria di una vita intensissima di viaggi e di esperienze serba - ben più che il ricordo o la nostalgia per la purezza delle nevi dell'anno passato - amore per la vita e per la gioia con cui essa ama sorprendere chi ne coglie il fluire; di qui la forza che sprigiona da queste pagine, forza retta da un'unica certezza: «è l'incognita della vita ciò di cui si deve esser certi».
«La differenza sta nel cuore di chi ascolta. Se dimenticasse che vive alla fine del mondo l'uccello canterebbe come cantava nel palazzo del tempo passato»: questi versi di Po Chu, scelti dall'autrice a epigrafe di uno dei capitoli più belli del libro, esprimono con limpida chiarezza il dono più genuino della scrittura di Freya Stark, che della memoria di una vita intensissima di viaggi e di esperienze serba - ben più che il ricordo o la nostalgia per la purezza delle nevi dell'anno passato - amore per la vita e per la gioia con cui essa ama sorprendere chi ne coglie il fluire; di qui la forza che sprigiona da queste pagine, forza retta da un'unica certezza: «è l'incognita della vita ciò di cui si deve esser certi».