«Memoria che rimarrà di te il giorno in cui il cuore avrà cessato di battere? Forse non sarai più allora un discorso coerente e filato, ma solo una frammentaria fosforescenza di immagini isolate e senza senso. Chiudo gli occhi e mi sforzo di immaginarmi come ricorderei questa città dove sono nato, quando fossi certo di non potervi tornare mai più. Su quali incroci di strade conosciute si soffermerebbe lasciata al suo estro le memoria? Di quali volti cari, di quali voci predilette andrebbe alla ricerca tra le case?». L'edizione di Giorgio Agosti e Alessandro Galante Garrone del corpo principale delle lettere di Piero Calamandrei non comprendeva quelle pubblicate in questo libro. Ne era volutamente lasciato in ombra, per riserbo, il loro oggetto: il formarsi e crescere del legame amoroso tra il giurista scrittore e l'amica, prima, e poi la fidanzata e futura moglie Ada Cocci. Esse coprono l'arco di tempo dal primo incontro a Montepulciano fino alla partenza per il fronte nel 1915. Anni che spesso trascorsero da separati, per gli studi di lui e per la necessità economica di lei, e la sete di indipendenza che la portavano a insegnare lontano. Ma è anche il tempo dei primi racconti di Calamandrei, pubblicati poco dopo nella Burla di Primavera con altre fiabe; e Piero si sente libero di riversare, scrivendo ad Ada, questa sua seconda vena, che sempre coltivò, di scrittore e letterato. Lettera dopo lettera, giocosamente e con sprazzi di malinconia molto letteraria, costruisce per lei un romanzo d'amore, movimentato con la cronaca delle giornate avventurose di uno studente toscano impegnato, reso lirico da macchie di paesaggismo descrittivo e da una visionarietà fiabesca. Il ritratto di una giovinezza anni Dieci. «I veri inventori della giovinezza siamo noi».
«Memoria che rimarrà di te il giorno in cui il cuore avrà cessato di battere? Forse non sarai più allora un discorso coerente e filato, ma solo una frammentaria fosforescenza di immagini isolate e senza senso. Chiudo gli occhi e mi sforzo di immaginarmi come ricorderei questa città dove sono nato, quando fossi certo di non potervi tornare mai più. Su quali incroci di strade conosciute si soffermerebbe lasciata al suo estro le memoria? Di quali volti cari, di quali voci predilette andrebbe alla ricerca tra le case?». L'edizione di Giorgio Agosti e Alessandro Galante Garrone del corpo principale delle lettere di Piero Calamandrei non comprendeva quelle pubblicate in questo libro. Ne era volutamente lasciato in ombra, per riserbo, il loro oggetto: il formarsi e crescere del legame amoroso tra il giurista scrittore e l'amica, prima, e poi la fidanzata e futura moglie Ada Cocci. Esse coprono l'arco di tempo dal primo incontro a Montepulciano fino alla partenza per il fronte nel 1915. Anni che spesso trascorsero da separati, per gli studi di lui e per la necessità economica di lei, e la sete di indipendenza che la portavano a insegnare lontano. Ma è anche il tempo dei primi racconti di Calamandrei, pubblicati poco dopo nella Burla di Primavera con altre fiabe; e Piero si sente libero di riversare, scrivendo ad Ada, questa sua seconda vena, che sempre coltivò, di scrittore e letterato. Lettera dopo lettera, giocosamente e con sprazzi di malinconia molto letteraria, costruisce per lei un romanzo d'amore, movimentato con la cronaca delle giornate avventurose di uno studente toscano impegnato, reso lirico da macchie di paesaggismo descrittivo e da una visionarietà fiabesca. Il ritratto di una giovinezza anni Dieci. «I veri inventori della giovinezza siamo noi».